WASHINGTON – Sono passati quarant\’anni da quel discorso \”I have a dream\”, che fece da spartiacque tra un passato di segregazione razziale e un futuro che si immaginava migliore per milioni di afroamericani. Allora, era il 28 agosto 1963, erano in 250mila a radunarsi nella piazza con il monumento di Lincoln della capitale, per ascoltare le parole del \”profeta\” Martin Luther King jr.
A migliaia, forse diecimila, sono tornati oggi, per essere presenti nel punto dove il reverendo pronunciò le parole che hanno scritto la storia. Anche se molto è cambiato, ma nulla è veramente mutato. Non ci sono più i ristoranti per soli bianchi, non più gli autobus vietati ai neri, non più il Ku klux klan. Ma, anche se sono di colore i due collaboratori più stretti del presidente Bush, Colin Powell e Condolezza Rice, permane nel Paese una profonda segregazione economica.
\”Ho un sogno, che i miei quattro figli vivranno un giorno in una nazione in cui non saranno giudicati per il colore della pelle ma per il contenuto del loro carattere\”, aveva detto 40 anni fa Martin Luther King e uno di quei quattro figli, Martin Luther King III, che oggi ha 45 anni, ha osservato che \”quattro decenni dopo molti problemi che avrebbero dovuto essere risolti sono in realtà peggiorati\”. Quattordici milioni di americani vivono sotto il livello di povertà, 44 milioni non hanno la mutua, tre milioni di persone negli ultimi 18 mesi sono rimaste disoccupate.
L\’emarginazione dei neri è ancora un dato di fatto circostanziato dalle statistiche: secondo le ultime del Children Defense Fund tre bambini neri su dieci vivono in miseria; il tasso di morte tra i neonati di colore è diminuito a un ritmo assai inferiore che tra i bambini bianchi; tre donne nere contro una bianca rischiano di morire di parto; tra gli studenti, i neri che abbandonano prematuramente gli studi sono il doppio dei bianchi.
Così sono vecchi e giovani, veterani delle battaglie per i diritti civili e nuove generazioni quelli accorsi alla celebrazione dell\’avvenimento, ma sempre pochi rispetto ai 250 mila venuti ad ascoltare Martin Luther King nel 1963 sotto il monumento marmoreo ad Abraham Lincoln e dei 250 mila confluiti nella capitale in occasione del ventesimo anniversario. Dei coraggiosi protagonisti di allora solo John Lewis, deputato della Georgia, è ancora vivo. Con le lacrime che gli velavano gli occhi per l\’emozione Lewis è stato accanto a Coretta Scott King, la vedova di Martin, sui gradini marmorei del monumento ad Abraham Lincoln per l\’inaugurazione di una lapide commemorativa della marcia.
Oltre mille persone si sono date appuntamento ieri, nonostante un caldo africano, per assistere alla cerimonia con la quale è stata scoperta la lapide, il primo appuntamento in una serie proseguita con il grande raduno sotto il Lincoln Memorial a cui hanno partecipato anche rappresentanti di gruppi che si sentono i \’neri\’ di oggi: gay, malati di Aids, senzatetto, pacifisti, verdi.
Tratto da: www.ilnuovo.it
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