Insieme alle mascherine, sono considerati uno strumento fondamentale per prevenire il contagio da Coronavirus. Pratici, economici e facilmente reperibili, gli igienizzanti per le mani sono diventati parte della routine quotidiana di ognuno di noi da un anno e mezzo a questa parte, ma ci sono alcune precauzioni da seguire.
Il loro impiego è indispensabile in tutte le situazioni in cui non è possibile lavarsi le mani, ma è importante non eccedere con l’uso di questi prodotti, tenendo conto che acqua e sapone sono da preferire sempre, quando possibile. Questo perché gli igienizzanti per le mani sono prodotti con un impatto ambientale non trascurabile:
- le confezioni sono sempre in plastica, spesso in formato “pocket” e difficilmente provengono da plastica riciclata;
- le formulazioni, nella stragrande maggioranza dei casi, contengono ingredienti ben poco eco-compatibili: etanolo, perossido di idrogeno e alcool isopropilico sono estremamente tossici per gli ecosistemi acquatici.
I disinfettanti per le mani raccomandati dall’OMS sono costituiti principalmente da etanolo, alcoli isopropilici, perossidi di idrogeno in diverse combinazioni (WHO, 2020). Queste sostanze chimiche hanno un impatto tossico sull’ambiente quando rilasciate per evaporazione (Slaughter et al., 2014). È riconosciuto che l’ingestione di una bassa concentrazione di perossido di idrogeno (soluzione al 3%) è responsabile di una lieve irritazione del tratto gastrointestinale (Moon et al., 2006) e in pochi casi è anche responsabile di embolia della vena porta (Sung et al., 2018 ) e lieve irritazione delle mucose e vomito (ATSDR, 2014). L’ingestione di alcol isopropilico accidentalmente o deliberatamente porta a una grave depressione respiratoria o del sistema nervoso centrale (Slaughter et al., 2014). La tossicità dell’etanolo è associata a depressione respiratoria che si traduce in arresto respiratorio, ipotermia, aritmie cardiache con possibile arresto cardiaco, ipoglicemia, chetoacidosi e ipotensione (Gormley et al., 2012).
Ne consegue che questi prodotti vadano utilizzati con attenzione e senza abusarne, specie se in presenza di bambini. Perché possano essere considerati efficaci per la disinfezione, la percentuale di alcool deve superare il 60%; va da sé che l’uso ripetuto e continuativo sulla cute può causare irritazione, disidratazione e micro-lesioni.
Bambini: attenzione al rischio di avvelenamento
La maggior parte dei disinfettanti per le mani sono disponibili in flaconi dai colori vivaci e hanno profumazioni molto invitanti per i bambini, come frutta o caramelle. Bisogna fare attenzione a non lasciare incustoditi questi prodotti in presenza di bambini piccoli: se un bambino lecca una piccola quantità di disinfettante, i problemi potrebbero ridursi a qualche manifestazione gastrointestinale, ma una quantità maggiore potrebbe esporre al rischio di avvelenamento da alcol (American Association of Poison Control Centers (AAPCC), 2020).
I bambini piccoli, compresi i neonati, sono più suscettibili ad ammalarsi a causa dell’intossicazione da alcool rispetto agli adolescenti. I bambini hanno limitate riserve di glicogeno epatico, che aumentano la loro suscettibilità a sviluppare ipoglicemia e numerosi altri fattori farmacocinetici che li rendono più inclini all’avvelenamento da alcol. Rapporti recenti hanno sollevato gravi preoccupazioni, tra cui apnea, acidosi e coma nei bambini piccoli che hanno ingerito disinfettanti per le mani a base di alcool (alcol) (Santos et al., 2017).
Resistenza agli antibiotici: c’è una connessione con l’uso di questi prodotti?
È stato osservato che un uso eccessivo di disinfettante per le mani a base di alcol produce resistenza agli antimicrobici, che può gravare maggiormente sui professionisti sanitari già in difficoltà. L’esposizione ripetuta a disinfettanti, antibiotici o altre sostanze chimiche genotossiche per i microbi, li stimola a compiere mutazioni che li rendano maggiormente resistente ai presidi sanitari comunemente in uso. (Morgan, 2020).
Pidot et al., 2018 hanno pubblicato un rapporto sulla resistenza agli antimicrobici in Enterococcus faecium nei confronti di igienizzanti mani a base di alcol. La resistenza all’alcool in E. faecium è stata testata in 139 isolati ospedalieri nel periodo 1997-2015 e i risultati hanno dimostrato che gli isolati di E. faecium dopo il 2010 erano 10 volte più resistenti all’alcol rispetto agli isolati più vecchi. All’inizio del 2000, gli ospedali australiani hanno iniziato a utilizzare più disinfettanti, il che ha causato un aumento delle infezioni da enterococchi. Risultati simili sono stati osservati da altre parti del mondo a causa dell’uso eccessivo di disinfettante per le mani a base di alcol (Schreiber, 2018). È stato riportato che E. coli e Pseudomonas aeruginosa erano rispettivamente per il 48% e per il 64% resistenti a tutti i disinfettanti disponibili sul mercato. Quasi tutti i batteri Gram negativi sono resistenti ai disinfettanti in schiuma Cool n cool, Safegaurd, Purell, Fresh up, Insta (Hayat e Munnawar, 2016).
Impatto ambientale e triclosan
Gli igienizzanti mani riportano nella scheda d’uso, in riferimento agli effetti ambientali, diciture come: inquinante per le acque, tossico per gli organismi acquatici e per l’ecosistema marino, persistente. Questi prodotti, con il dilavamento o gettati direttamente negli scarichi, entrano all’interno del ciclo delle acque, avendo un effetto devastante in primo luogo sull’ecosistema marino, ma anche sui microorganismi della catena alimentare.
Alcuni igienizzanti non-alcolici contengono triclosan, un agente antibatterico già messo al bando in dentifrici e detergenti perché riconosciuto come perturbatore endocrino: diversi studi hanno riportato che il triclosan è un pericolo per la salute poiché il suo uso eccessivo ha effetti negativi sulla fertilità, lo sviluppo fetale e l’asma. (Atolani, 2020)
Come usarli correttamente?
L’emergenza attuale ci obbliga senz’altro a utilizzare frequentemente presidi per la disinfezione delle mani e delle superfici. Le evidenze sopra riportate, però, reclamano una maggiore attenzione e parsimonia nell’utilizzo di prodotti a base di alcool. Quello che ci preme evidenziare ulteriormente è che a risultare dannoso è un eventuale uso scorretto di questi presidi, esattamente come nel caso delle mascherine: si tratta di dispositivi il cui utilizzo è necessario (oltre che, spesso, obbligatorio) e che devono essere usati rispettando sempre le indicazioni fornite dalla normativa vigente, per risultare efficaci nella prevenzione del contagio. Un uso scorretto o un abuso dei gel igienizzanti può risultare dannoso per la salute nella stessa misura di un uso improprio delle mascherine.
Fatta questa premessa, bisogna sottolineare che anche l’utilizzo di alternative vegetali andrebbe sicuramente preso in considerazione: diversi composti naturali derivati da fonti microbiche o piante possiedono proprietà detergenti, umettanti, antibatteriche, antimicotiche e antivirali. I composti naturali sono biodegradabili, non tossici per l’ambiente e solitamente risultano ampiamente dermocopatibili. Ad esempio il gel di aloe vera, è un umettante naturale che può essere utilizzato in alternativa ai convenzionali umettanti e viscosizzanti. In letteratura sono stati riportati anche effetti antivirali e antibatterici dell’aloe vera. L’aloina e l’aloe-emodina sono le molecole chiave per l’attività antivirale: queste molecole uccidono i virus distruggendone l’involucro lipidico o inibendo la replicazione virale.
Tutte queste proprietà lo rendono una scelta interessante per essere un componente chiave in un disinfettante per mani non alcolico. Anche olii essenziali e composti fenolici provenienti da una varietà di piante hanno attività antivirali grazie al loro potere di solubilizzare la membrana lipidica dei virus. Il Resveratrolo – un triterpenoide presente nei semi e nella buccia dell’uva pare possa impedire l’ingresso e inibire la replicazione di SARS-CoV (MERS-CoV) [Lin, 2017]. L’ Olio di melissa – un olio essenziale, che inibisce il virus dell’herpes simplex, potrebbe anche inattivare la SARS-CoV-2 [Jahan, 2020].
Nell’attesa di disporre di presidi meno inquinanti e più delicati sulla cute, la raccomandazione è quella di usare in via preferenziale il sapone, ogni volta che ce ne sia la possibilità. Il comune sapone ha la stessa efficacia nel distruggere il virus, essendo in grado anch’esso di solubilizzarne la membrana lipidica. Gli igienizzanti mani andrebbero utilizzati solo in situazioni di reale necessità, ad esempio nei mezzi pubblici o nei negozi. Massima attenzione va posta nei riguardi dei bambini, evitando profumazioni dolci che potrebbero essere ingerite e cercando di ridurre il più possibile l’utilizzo di formulazioni a base di alcool, particolarmente irritanti per la delicata e immatura cute del bambino. Va da sé che l’ambiente scolastico non può esimersi dall’utilizzo di igienizzanti alcolici, quindi un maggiore riguardo andrebbe tenuto a casa, preferendo sempre il sapone, ove possibile.
Fonti:
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0048969720340833

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