Vacanze estive 2020: cresce il turismo di prossimità. Si consolida il fenomeno della staycation

Turismo di prossimità: il trend di questo 2020 dominato dall'incertezza della pandemia. Si riscoprono località vicine nell'ambito di viaggi brevi all'interno dei confini nazionali. Si apre la strada verso una concezione di turismo lento, consapevole, esperienziale legato al territorio. L'enogastronomia, in qualità di anello di connessione tra il turismo e il territorio, rappresenta un vero pilastro su cui costruire esperienze turistiche di significato. Noi puntiamo sulla riscoperta di una cultura culinaria vegetale come segnale di cambiamento e come vero game changer per la ripartenza di questo settore.

Il turismo è senza dubbio uno dei motori propulsori dell’economia del nostro paese. Le imprese operanti nel settore si trovano ad affrontare in questo momento una dura sfida in cui i flussi turistici e le condizioni economiche cambiano e sono destinati, per effetto della pandemia, a mutare. Si tratta del settore con più ramificazioni e realtà di tutte le tipologie e dimensioni, con una moltitudine di attività collegate. Secondo l’Enit, i numeri relativi al turismo in Italia corrispondono a:

  • Il 13,2% del PIL nazionale
  • Un giro d’affari di 232,2 miliardi di euro
  • Il 15% dell’occupazione totale, per 3,5 milioni di addetti

Turismo internazionale: la situazione nel nostro paese

Secondo l’ultima indagine del Turismo Internazionale della Banca d’Italia, ammonta a 10 miliardi di euro (-34,8%) la diminuzione delle spese dei turisti stranieri in Italia nel primo trimestre 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019. Le prenotazioni aeroportuali verso l’Italia per il periodo compreso tra il 1 giugno e il 19 luglio registrano un crollo del 91,4%. Sono 35 milioni, i visitatori internazionali in meno che pernotteranno in Italia nel 2020 (-55%) (fonte: Bollettino ENIT n°4, 19 giugno 2020).

Il turismo degli italiani: all’interno dei confini nazionali

Gli italiani, seppur con budget e tempi contenuti, non rinunciano alla pausa estiva. Secondo il bollettino ENIT (Ente Nazionale italiano per il turismo) risulta che la quota di coloro che partiranno è del 47,5%. Di questa fetta, la maggior parte resta in patria (83%) mentre il 6,9% andrà all’estero ed il 3% andrà sia in Italia che all’estero. I viaggi si allungano fino ad ottobre, distribuendo così i flussi su periodi normalmente di bassa stagione. Si parte con la famiglia (40,2%), e in coppia (46,2%) mentre solo il 16,1% sceglierà di viaggiare con gli amici. Enit ha interrogato un campione significativo di italiani, oltre 3mila sull’intenzione di andare in vacanza nel periodo dal 21 giugno al 10 ottobre. Si legge sul comunicato stampa:

“Ciò che emerge è che il 27,5% degli intervistati non potrà dedicarsi un momento di pausa; il 41,4% si concederà due periodi di stop. L’indecisione ad ogni modo è il sentimento predominante per 1 italiano su 4: il 25% di popolazione ancora non riesce a scegliere se organizzare o meno spostamenti.

Secondo quanto riportato nell’indagine, il 73,5% dei vacanzieri italiani partirà, quindi, tra fine giugno e agosto, mentre il 26,5% sceglierà settembre/ottobre. Per tutti però il mordi e fuggi sarà uno dei trend della stagione estiva: la “gita fuori porta” resta irrinunciabile, nonostante la congiuntura economica. Il 34,4% ne farà poche, due o tre in tutta l’estate mentre il 27,5% non crede di potersele concedere. In compenso uno su dieci (il 10,9%) è sicuro di dedicare ogni weekend ad un breve spostamento mentre il 21,1% si concederà la gita fuori porta ogni 2 settimane. Per la vacanza principale molto richieste le abitazioni private e le case vacanze: il 16,5% dei vacanzieri alloggerà in albergo preferendo dal 3 stelle in su, mentre una quota complessiva del 36,3% di turisti si recherà nelle abitazioni private: il 16,1% in appartamenti in affitto, il 10,4% ospite da amici e parenti, il 9,8% nella propria abitazione di vacanza. Seguono i B&B (8,9%) e i villaggi turistici (6,3%) e l’agriturismo (5,2%).

Per chi resta in Italia le principali destinazioni dell’estate in testa sono Puglia (12,4%), Sicilia (11%), Toscana (10,6%), un podio che stacca le altre località in Trentino Alto Adige (7,2%), in Sardegna (6,5%) ed Emilia Romagna (6%). Chiudono la Top10 il Veneto (5,8%), la Liguria (5,7%), la Campania (5,1%) ed a pari merito la Lombardia e la Calabria (4,9%).

Parola d’ordine outdoor: oltre la metà dei vacanzieri italiani quest’estate sceglierà il mare (59,8%), o comunque la vacanza naturalistica (30%). Seguono le scelte di montagna (25,6%) ed il relax (25,5%) mentre per il 23,2% il soggiorno estivo è motivo di esperienza culturale. Tra le altre motivazioni di soggiorno rilevanti, la vacanza enogastronomica (13,6%) e quella esperienziale del territorio (11,2%), il turismo termale (10,1%) sportivo (6,9%) e d’avventura (6,8%). Ancora a seguire il soggiorno al lago (4,5%), il turismo rurale (3,8%) e la vacanza zaino in spalla (3,7%).”

Il fenomeno della Staycation: di cosa si tratta?

Come emerge anche dai dati Enit, questo 2020 è l’anno del turismo di prossimità caratterizzato dal viaggio verso mete vicine a casa raggiungibili per lo più con un viaggio in machina, in località possibilmente non troppo affollate con la riscoperta del turismo lento. Questo fenomeno detto anche staycation, dà nuovo vigore ad un turismo locale all’interno dei confini nazionali: una opportunità anche per quei comuni che ospitano borghi storici poco valorizzati o per scoprire location naturali in genere poco visitate. Si tratta di viaggi più consapevoli che rispecchiano un’attitudine allo spostamento, più selettiva e attenta.

Turismo gastronomico: il vegan come booster del settore

In questo contesto di riscoperta di una dimensione locale, si inserisce bene l’offerta degli agriturismi, settore in cui l’Italia è leader mondiale. Secondo il report Ismea 2019, la salute dell’agriturismo italiano è risultata in buone condizioni: si contano 23.615 aziende agrituristiche autorizzate (che rappresentano circa il 2% delle aziende agricole italiane), per un totale di oltre 262.000 posti letto e 460.000 posti a tavola. con un fatturato complessivo che ha sfiorato la quota di 1,4 miliardi di euro nel 2018, registrando una crescita del 2,5% rispetto all’anno precedente. L’enogastronomia rappresenta senz’altro un buon punto di ripartenza sul quale scommettere. Strutture ricettive, home restaurant diffusi sul territorio e attività di ristorazione locali  rappresentano il fulcro del “travel eating” offrendo la possibilità di vivere un’esperienza di consumo da abbinare alla necessità di riscoprire un turismo genuino che includa anche l’esperienza culinaria.

Live like a local, eat like a local” (vivere e mangiare come gli abitanti di una meta): è questo il motto del turismo odierno; chi esplora un territorio, vuole l’opportunità di fare un’esperienza di immersione nella cultura locale per connettersi in modo autentico alla destinazione e creare un significato sociale attraverso interazioni e momenti piacevoli a tavola. L’agriturismo è un luogo capace di interpretare la  necessità di coniugare svago, viaggio e cultura del cibo, interscambio tra cibo e territorio: si tratta di un luogo nuovo della ricezione turistica e gastronomica in cui lo chef può prendersi cura del cliente curando tutti i dettagli: dalla scelta delle materie prime di qualità e stagionali fino al registro confidenziale nel rapporto con il cliente.

Senz’altro l’offerta vegan rappresenta in questo momento storico, un booster per questo settore. In tema di di connessione con il territorio è impossibile non sottolineare come moltissimi piatti della nostra tradizione culinaria siano a base vegetale. A questo va aggiunta una crescente presa di coscienza da parte dei consumatori del rapporto tra cibo e sostenibilità ambientale: il cibo vegetale è perfettamente in linea con questo concetto. Valorizzare i prodotti e le filiere vegetali locali, offrirli in chiave creativa puntando sull’innovazione delle tradizioni culinarie, non solo è un atto necessario da un punto di vista etico ma rappresenta anche una ottima strategia di ripartenza.

A questo proposito, ricordiamo che VEGANOK offre la possibilità di accreditamento gratuito per quelle strutture non interamente vegane che però mettono a disposizione della clientela menu vegan; in particolare parliamo di almeno due portate (ma anche di più) di antipasti, di primi, di secondi, di contorni e di dolci, in modo da garantire un menu vegano completo a scelta.

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