Partiamo con un’affermazione certa: mentre tutti i prodotti vegani sono vegetali, non tutti i prodotti vegetali sono anche vegani. Questi due termini sono utilizzati spesso (ed erroneamente) come sinonimi, ma hanno delle accezioni ben diverse. La scelta vegan è strettamente legata a motivazioni di carattere etico e non riguarda solo l’alimentazione: se è vero che un vegano consuma soltanto alimenti 100% vegetali, è altrettanto vero che questa scelta si estende a ogni ambito della vita, con lo scopo di evitare la morte e lo sfruttamento degli animali non umani in qualsiasi contesto. Il vegano è colui che ha interiorizzato una visione non specista dell’esistenza in una dimensione in cui la specie di appartenenza non rappresenta un privilegio.
Diverso è il discorso per chi adotta un’alimentazione vegetale senza abbracciare la filosofia vegan: le motivazioni possono riguardare la tutela della propria salute o la sostenibilità ambientale, e non avere niente a che fare con una visione antispecista del mondo. Per questo motivo, per esempio, chi decida di adottare un’alimentazione a base vegetale potrebbe comunque indossare derivati animali (pelletteria, pellicce, lana o seta). È il caso, ad esempio, del consumatore flexitarian, che sposta i propri consumi verso le proteine vegetali contribuendo in maniera importante alla crescita del mercato dei prodotti plant-based, pur non essendo dichiaratamente vegan o vegetariano.
Lo standard vegan europeo
Il punto è dunque creare uno standard e codici condivisi per chiarire in maniera inequivocabile questa distinzione: quali sono le caratteristiche che rendono un prodotto “vegan”? Questa informazione, essenziale sia lato consumatore che lato produttore, è il nodo nevralgico di tutta la questione attorno alla produzione-acquisto e consumo di prodotti plant-based.
Diverse associazioni hanno lavorato due anni per definire uno standard vegan riconosciuto a livello europeo. Un progetto grande e necessario, che ha visto la collaborazione tra VEGANOK, la Vegan Society e altre realtà associative europee rigorosamente vegan come Associazione Vegani Italiani Onlus e Vegetik Belgio e ha portato alla definizione di linee guida ufficiali consultabili sulla pagina veganstandard.eu.
Tre sono le aree di interesse:
INGREDIENTI:
Non contiene ingredienti di origine animale (inclusi additivi alimentari, aromi, enzimi). Tutti gli ingredienti devono essere 100% vegetali.
PRODUZIONE:
Niente di origine animale viene utilizzato (o aggiunto) durante il processo di fabbricazione, preparazione, trattamento o immissione sul mercato.
VIVISEZIONE:
L’azienda non conduce ne commissiona pratiche di vivisezione o test su animali, né per quanto riguarda il prodotto né per i singoli ingredienti o i coadiuvanti utilizzati.
Sauro Martella, fondatore del Network VEGANOK Società Benefit e presidente in carica al tavolo di lavoro presso l’Organizzazione non governativa SAFE a Bruxelles ci racconta:
“Sono molto orgoglioso del lavoro che stiamo facendo a Bruxelles, perché è necessario definire in maniera chiara e inequivocabile cosa significa il termine “vegan”. Noi sappiamo che un prodotto è vegan se risponde a dei requisti etici oltre che tecnici. Un prodotto è vegetale se non contiene nessun elemento di derivazione animale, ma è 100% vegan se nella sua produzione sono stati seguiti dei criteri che abbiano una valenza etica. Questo è possibile soltanto se si condivide uno standard, un insieme di caratteristiche che devono essere presenti contestualmente. Faccio un esempio: nessun prodotto dovrebbe poter essere definito vegan se l’azienda produttrice effettua o commissiona ad altri esperimenti su animali (vivisezione) né sul territorio italiano, né all’estero. Inoltre dovrebbero essere presi in considerazione anche altri elementi come i materiali della confezione, gli inchiostri utilizzati, le colle delle etichette (ci sono ancora produzioni che utilizzano colle animali); considerare ipotetici “coadiuvanti tecnologici” utilizzati ad esempio nel caso di birra e vino nella chiarificazione e verificare che non siano di derivazione animale. Il marchio di garanzia VEGANOK prende già in considerazione tutti questi elementi e vorremmo che uno standard così rigoroso venisse adottato in tutta Europa. Con il board operativo a Bruxelles, abbiamo redatto un documento congiunto che è stato presentato in Commissione Europea.”
La definizione di uno standard unico e condiviso si rende quindi necessaria, visto che tutti questi elementi non possono essere inseriti in etichetta. Come Osservatorio, crediamo che il significato del termine “vegan” non possa basarsi semplicemente sulla dichiarazione dell’assenza di componenti animali; occorre chiarire la presenza di requisiti minimi etici condivisi. Questo è il motivo per cui sempre più aziende si affidano a marchi di garanzia come VEGANOK per certificare anche prodotti naturalmente di origine vegetale: il numero di prodotti conformi allo standard VEGANOK è cresciuto da 14.000 registrato a Marzo 2020 a 14.447 di Settembre 2020, per un totale di 565 aziende; un aumento del 3,1% in soli 6 mesi.
Al momento il marchio VEGANOK è l’unico al mondo a verificare che nel packaging non siano contenute sostanze animali ed è il motivo per cui aziende che producono prodotti come passata di pomodoro, ceci in barattolo o fibre tessili – già dichiaratamente vegetali – scelgono di aderire a questo standard. La parola “vegetale” non dà informazioni di carattere etico, fornisce solo un’informazione rispetto agli ingredienti di un determinato prodotto. Ecco allora che disciplinari di riferimento possono e devono garantire al consumatore la presenza di determinati parametri.
Clicca sull’immagine e guarda lo speciale dedicato alla definizione dello standard vegan europeo a cura di Francesca Ricci – direttrice di VEGANOK Tg News – e Laura Serpilli, direttrice di Osservatorio VEGANOK:
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