Postare foto di cibo e di tavole imbandite fa parte della cultura social da quando questi strumenti sono nati. Un’abitudine comune a tantissime persone, che però in ottica di una sempre maggiore inclusività e attenzione alla sensibilità di ciascuno di noi, molte volte non tiene conto del fatto che si sta esponendo la propria cerchia di amici o follower alle proprie abitudini alimentari, che non sempre sono condivise da tutti indistintamente.
C’è un esempio, in quanto vegani, che ci viene in mente e su cui vorremmo portare l’attenzione: ossia la sensibilità delle persone che scelgono questo stile di vita, per cui nessuno prende mai in considerazione quanto le persone vegane potrebbero essere disturbate dalla vista non consensuale di aperitivi a base di salumi, grigliate in grande stile e fritti misti vari.
È proprio necessario?
Siamo sempre i primi a ribadirlo: la cosa più sbagliata che si possa fare per la causa vegan è spaccarsi in fazioni dando contro a chi, ancora, si nutre di carne. Bisogna, invece, cercare di essere pazienti davanti alle domande che si ricevono e, con calma, spiegare le proprie motivazioni aprendo un confronto e una discussione costruttiva.
Certo è, però, che a volte basterebbero alcune accortezze anche da chi ancora mangia carne perché il dialogo fosse più semplice e costruttivo. Un esempio riguarda proprio le foto: per i vegani antispecisti che credono la vita di un animale valga quanto quella di un essere umano, aprire Instagram o un qualsiasi altro social per rilassarsi e ritrovarsi la home piena di foto di carne (in occasioni come Pasquetta o Ferragosto, quando sembra non si possa avere altri piani che quello di grigliare) potrebbe essere davvero un elemento di disturbo e una fonte di sofferenza.
La domanda allora è: ci sono modi per evitare tutto ciò?
Immagini di violenza giustificate e Trigger Warning
Si vuole ora mettere a confronto il caso appena descritto con uno opposto, relativo all’utilizzo delle immagini con lo scopo di sensibilizzare le persone circa le condizioni in cui vengono allevati e uccisi gli animali.
Proprio perché la scelta di fare uso di determinate immagini è, in questo caso, ragionato, si trova spesso un avviso che indica che le immagini che seguono potrebbero essere disturbanti (sia questo indicato come Trigger Warning, TW o, in italiano, come avvertenza). Non tutti, infatti, hanno una sensibilità che permette loro di visualizzare determinate immagini senza pagarne le conseguenze, soprattutto se già conoscono cosa nascondono.
Il problema è invece chi si rifiuta di vederle perché non ne vuole sapere niente, ignora le immagini che lo metterebbero davanti alla cruda realtà ma poi, per primo, non si fa troppi scrupoli a caricare le foto di carne e pesce senza pensare al male che queste possono provocare.
Di tutto questo bisogna davvero iniziare a parlare, non solo con le battutine che condiscono le foto delle grigliate (“vegano stammi lontano” come didascalia alle foto di Ferragosto su Instagram, per esempio) ma per spiegarsi – e di conseguenza comprendersi – meglio di quanto accada ora e, soprattutto, perché nessuno debba essere triggerato dai comportamenti degli altri.
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