Iniziamo sfatando questo mito comune e molto duro a morire: non è vero i vegani amano per forza tutti gli animali. Sarebbe impossibile, entrerebbe in conflitto con la personalità del singolo individuo e, onestamente, sarebbe anche poco credibile. Sicuramente, però, i vegani rispettano profondamente tutti gli animali ed è su questo che si basa l’essenza della scelta di vita vegan.
Insomma, credere che ogni vegano sulla faccia della terra sia contento di trovarsi faccia a faccia con uno scarafaggio in cantina, o che tutti vadano in brodo di giuggiole davanti a un piccione o, ancora, che tutti desiderino vivere con un cane o un gatto solo perché sono vegan, beh.. non è scontato, e nemmeno realistico.
Certo, è molto probabile che una persona vegana sia più incline di altri a voler relazionarsi con un animale non umano, che sia letteralmente sopraffatto dall’emozione di fronte a un cucciolo di qualsiasi specie o che, semplicemente, apprezzi un altro animale non umano per una delle sue molteplici caratteristiche.
Detto questo nessuno, nemmeno un vegano ama tutti gli animali solo perché glielo impone la sua scelta di vita. Ognuno di noi deve scontrarsi con i propri interessi, le proprie inclinazioni e il proprio gusto personale: è inevitabile, e questo riguarda anche l’apprezzamento verso gli altri animali. Ci sarà sempre un vegano amante della compagnia dei cani e uno più attratto dalle fusa dei gatti, uno più incline a non spaventarsi davanti a un ragno gigante e uno terrorizzato anche solo dalla vista di una cimice sulla parete del bagno.
È assolutamente normale, fisiologico e assolutamente accettabile, perché il punto non è l’amore verso un’altra forma di vita, che non può essere imposto; il punto è il rispetto per la vita di tutti, che al contrario dovrebbe essere una regola condivisa.
L’amore non è un obbligo, il rispetto sì
La filosofia vegan affonda le sue radici nella volontà di mettere fine allo sfruttamento e all’uccisione indiscriminata degli animali non umani da parte dell’uomo, mosso dall’infondata convinzione di una presunta superiorità dettata dalla propria specie di appartenenza. Queste sono le basi dello specismo, una corrente di pensiero distorta e anacronistica, che il veganismo cerca di sradicare.
Viviamo in una società che divide gli animali in categorie: ci sono quelli “da reddito”, quelli “da amare” e tutti gli altri. Quelli che hanno la sfortuna di essere considerati “da reddito”, a seconda della latitudine in cui ci si trova, vengono privati della propria individualità e della propria libertà. Diventano veri e propri beni di consumo il cui unico scopo nella vita è soddisfare necessità e bisogni dell’uomo. Andare incontro agli animali e al loro “benessere” significa per molti alleviarne le sofferenze all’interno degli allevamenti, garantire loro uno spazio adeguato e una morte “umana” al momento della macellazione. Lo status quo che attribuisce all’uomo il diritto di utilizzare gli animali per i fini più disparati non viene mai messo in discussione, perché la visione dominante è appunto quella dello specismo.
È chiaro quindi che l’amore per gli animali abbia poco a che vedere con la necessità di mettere fine a queste aberrazioni: è necessario ribaltare la visione dominante, parlare di diritti animali – aprendo un enorme vaso di Pandora – per iniziare a garantire loro i diritti inalienabili alla vita e alla libertà. E il rispetto per ogni forma di vita, anche la più lontana da noi, deve essere la chiave per raggiungere questo scopo.
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