Tra i pregiudizi più duri a morire legati alla scelta vegan, c’è l’idea che che i vegani siano “estremi” ed è sicuramente in cima alla lista. Da molt* onnivor* la volontà di astenersi dal mangiare carne e derivati animali o di non utilizzare prodotti testati o con ingredienti animali viene percepita come un’esagerazione, un qualcosa di fuori norma, di conseguenza estremo, forzato e quindi da scoraggiare.
Dal nostro canto, il voler ridurre sensibilmente sofferenza e sfruttamento animale e al contempo impattare meno sull’ambiente è quanto di meno estremo ci si possa augurare di fare nel 2023. Specie quando è pieno il mondo di piatti e prodotti di origine animale che vengono usati e consumati dai più senza batter ciglio, anche se portano la definizione di estremo verso nuove, assurde vette..
Non ci credi? Te lo dimostriamo parlando di 6 prodotti animali da incubo, questi sì estremi, non necessari, fuori norma.
Kopi Luwak – il caffè crudele e… “defecato”
Cominciamo con un caffé considerato una prelibatezza, prodotto utilizzando bacche ingerite, parzialmente digerite e poi defecate dallo zibetto delle palme, un animale tipo del Sud-Est asiatico.
Lo zibetto consuma infatti bacche di caffè intere, digerite solo parzialmente. Una volta espulse, si ottengono chicchi di caffè parzialmente intaccati dagli enzimi digestivi degli animali e che creano così il Kopi Luwak, un caffè più dolce del classico espresso all’italiana, che ricorda da vicino il cioccolato. La cosa più agghiacciante? È che ora esistono allevamenti di zibetti per produrre sempre più quella che viene definita sempre più una prelibatezza anche in Occidente.
Castoreo – le ghiandole perianali del castoro nel tuo profumo
Passiamo ad un ingrediente utilizzato nella formulazione di moltissimi profumi. Tra una spruzzata e l’altra, non verrebbe mai da pensare che per creare quella fragranza siano state usate le ghiandole perianali del castoro, che vengono tritate per creare una sostanza oleosa e dall’odore intenso.
Già, utilizziamo le ghiandole vicine all’ano dei castori per per creare profumi che evocano il profumo di vaniglia, muschio o lampone. Delizioso, no?
Bava di lumaca – il “muco” di lumaca da spalmarsi sulla pelle
Passiamo ad un’altra meraviglia più conosciuta e utilizzata in cosmesi, in prodotti anti-age: la bava di lumaca è una sostanza densa e gelatinosa, molto simile al muco, secreta dagli invertebrati della varietà Helix Aspersa, lumache molto comuni nel bacino del Mediterraneo (Italia compresa).
Questa sostanza viene prodotta dalle lumache quando sono in movimento, per aderire meglio alle superfici e riuscire anche a spostarsi verticalmente. Seppur sia utilizzata da sempre in medicina tradizionale, l’idea di mettere una sorta di muco in faccia o sul corpo non ci ispira per nulla.
Allantoina: dalla pipì degli animali, direttamente nelle creme cosmetiche
Grazie alle sue proprietà idratanti, lenitive e protettive, l’allantoina è considerata un vero e proprio toccasana per la pelle. Peccato che nella sua versione “tradizionale” sia un ingrediente di dubbio gusto e decisamente non vegan, perché ricavato dall’acido urico, molecola presente all’interno delle urine animali, e quella più usata in campo cosmetico proviene dai bovini.
La buona notizia è che può essere anche di origine vegetale – ricavata dalle foglie di piante Comfrey – o sintetica. L’unico modo per assicurarsi che l’allantoina presente in un cosmetico non sia un ricavato dell’urina è chiedere direttamente all’azienda produttrice, o affidarsi a prodotti certificati vegan.
Sego, sugna e strutto: tre grassi “prelibati” direttamente dalle viscere degli animali
Molto usati nella cucina tradizionale in preparazioni diverse, sego, sugna e strutto hanno in comune il fatto di essere grassi estratti dai tessuti adiposi degli animali. In particolare, il sego è ricavato per estrazione a caldo dalle parti grasse di bovini, e più raramente di equini e ovini.
I maiali sono invece le vittime della produzione di sugna e strutto, anch’essi ricavati dalla fusione dei grassi presenti nel loro tessuto adiposo. Non certo una prelibatezza, no?
Carminio: insetti nel tuo cibo e nei cosmetici (e no, non c’entra niente la farina di grillo)
Dopo il via libera dell’EFSA al consumo di larve e farina di grillo in Europa, è scattato “l’allarme insetti” e la preoccupazione che le aziende possano nasconderli segretamente in pasta, pane o biscotti.
Se da una parte possiamo rassicurarci tutti perché è una preoccupazione infondata (ma dai?), dall’altro ci spiace essere latori di una notizia shock: gli insetti sono usati da sempre nella preparazione di cibi e bevande di colore rosso. Parliamo di tutti quei prodotti che riportano in etichetta la sigla E120, che identifica il carminio, un colorante alimentare ricavato dalla cocciniglia, che guarda caso è proprio un insetto. Con buona pace di tutt* coloro che pensavano che il problema fossero i grilli…
Leggi anche: ABC Vegan: l’alfabeto della scelta etica a tavola e non solo
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