Quello di un possibile naufragio di un vegano su un’isola deserta e del conseguente consumo di carne di animali selvatici per sopravvivere, è forse uno degli espedienti usati più di frequente per evidenziare la presunta ipocrisia della scelta vegan. Presunta, certamente, perché oltre a essere uno scenario molto improbabile, questa obiezione si basa su presupposti difficilmente condivisibili.
Ma prima: un’isola deserta che ospita animali selvatici.. non è deserta
Ancora prima di parlare dei risvolti etici e morali della questione, partiamo da un dato di fatto: chiunque naufragasse su un’isola che ospiti animali selvatici, potrebbe essere piuttosto sicuro di non rischiare di morire di fame. Prendiamo lo scenario classico, in cui sia un coniglio a doverci accogliere sull’isola su cui abbia vissuto pacificamente fino a quel momento: sicuramente, basterebbe mangiare quello che mangia lui per poter sopravvivere, no?
E se poi gli ipotetici animali selvatici fossero altri, magari carnivori, sarebbe comunque più sicuro consumare radici, bacche e frutti piuttosto che improvvisarsi cacciatori: non solo dovremmo arrischiarci nell’impresa di catturare un animale pericoloso (avendo quasi sicuramente la peggio), ma dovremmo anche fare i conti con il consumo di carne cruda e con le possibili malattie – spesso anche molto pericolose – che ne derivano.
E adesso: moralità VS istinto di sopravvivenza
Ovviamente, è chiaro che questo discorso nasca per cercare in qualche modo un’incongruenza nella scelta vegan, prima di tutto perché cerca di creare l’illusione dell’ipocrisia nel veganismo: in una situazione di vita o di morte, probabilmente anche un vegano darebbe più valore alla propria vita che a quella di un animale. Inoltre, è usato anche come salvagente (uno dei tanti) a cui aggrapparsi per giustificare il consumo di carne.
In realtà, è importante distinguere tra quello che è considerato moralmente accettabile e quello che è necessario. Il fatto che un vegano, nella remotissima eventualità in cui si trovasse naufrago su un’isola deserta, fosse costretto a cibarsi della carne di un altro animale, non legittima in nessun modo il consumo di carne nella nostra quotidianità.
In questo frangente, si pongono sullo stesso piano una necessità legata a una situazione estrema di vita o di morte, e la scelta consapevole di consumare alimenti eticamente inaccettabili, anche laddove esistano delle valide alternative senza crudeltà.
Vegano su un’isola deserta VS realtà
Vediamo la questione da un altro punto di vista: in passato, è capitato che avvenissero realmente incidenti aerei anche gravi, che hanno costretto i passeggeri a trascorrere del tempo in luoghi isolati. Una condizione estrema ed estremamente difficile, che ha visto alcune delle persone coinvolte doversi cibare dei compagni morti per sopravvivere. Ovviamente, solo perché alcuni esseri umani, in una condizione estrema, siano arrivati a compiere questo gesto aberrante, non giustifica in alcun modo il cannibalismo nella nostra società.
Allo stesso modo, anche se un vegano uccidesse e mangiasse un animale in una situazione di vita o di morte, questo non sarebbe sufficiente a giustificare il consumo di prodotti animali nella vita di tutti i giorni.
Fortunatamente, nessuno di noi è bloccato su un’isola deserta senza cibo, ma anzi: viviamo in una società in cui siamo circondati da un’abbondanza di cibi vegan. Tutto questo, è sufficiente a rendere il consumo di carne e derivati animali assolutamente superfluo e immorale.
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