VEGANOK nel dibattito sulla carne coltivata.
Negli ultimi anni, la carne coltivata ha suscitato un crescente interesse a livello globale, proponendosi come una potenziale soluzione alle sfide legate all’impatto ambientale dell’allevamento intensivo, alla sicurezza alimentare. Tuttavia, il suo sviluppo solleva interrogativi cruciali, non solo dal punto di vista normativo e scientifico, ma anche sul piano etico e culturale.
Per affrontare queste tematiche, è nato il progetto FEASTS, iniziativa finanziata dall’Unione Europea nell’ambito del programma Horizon, con il coinvolgimento di partner istituzionali di rilievo, tra cui l’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) e la DG SANTE della Commissione Europea.
Nell’ambito di questo progetto, il 18 febbraio 2025 si è svolto il webinar internazionale “Horizon FEASTS project: Preliminary Results of the Horizon FEASTS Project on Cultured Meat and Seafood & Discussion with Stakeholders“. L’evento ha riunito esperti del settore alimentare e scientifico, istituzioni europee e stakeholder provenienti da diverse realtà: Commissione Europea, EFSA, produttori, rivenditori, consumatori, veterinari e ricercatori.
L’obiettivo del webinar è stato quello di analizzare le sfide e le opportunità legate alla carne coltivata, discutendo aspetti fondamentali come i sistemi di autorizzazione, la valutazione dei rischi, i controlli ufficiali, l’impatto sulla produzione tradizionale e il modo in cui i consumatori europei possano compiere scelte informate.
In questo contesto, VEGANOK è intervenuta portando il proprio contributo al dibattito sulla carne coltivata, con un intervento tenuto da Laura Serpilli responsabile dell’Osservatorio VEGANOK e portavoce della certificazione VEGANOK, dell’Associazione non profit AssoVegan e di UNIVEGAN, la rete italiana di imprenditori impegnati nello sviluppo di modelli di business etici e sostenibili.
Il suo discorso ha posto l’attenzione sulla necessità di non limitarsi a migliorare il modo in cui la carne viene prodotta, ma di interrogarsi più a fondo su perché continuiamo a consumarla. Ha inoltre sollevato un interrogativo cruciale: prioritizzare lo sviluppo della carne coltivata potrebbe sottrarre risorse e investimenti alle alternative 100% vegetali e alla fermentazione di precisione, rallentando la transizione verso un sistema alimentare veramente sostenibile?
Di seguito, riportiamo la traduzione integrale del suo intervento, per offrire ai nostri lettori la possibilità di approfondire i temi trattati e comprendere la posizione di VEGANOK su questa innovazione tecnologica.
L’intervento congiunto di VEGANOK, UNIVEGAN e AssoVegan
Buongiorno a tutti,
Sono Laura Serpilli e intervengo oggi in rappresentanza della certificazione VEGANOK, dell’organizzazione non-profit AssoVegan e di UNIVEGAN, la rete che riunisce imprenditori italiani impegnati nello sviluppo di modelli di business etici e vegani. Tre realtà accomunate dalla volontà di promuovere un approccio consapevole e responsabile verso il futuro dell’alimentazione.
Dopo aver ascoltato gli interessanti contributi condivisi oggi, vorrei offrire un’ulteriore prospettiva al dibattito, collocando la carne coltivata all’interno di una riflessione più ampia che abbraccia i temi dell’etica animale e della sostenibilità.
Se da un lato la carne e il pesce coltivati possono ridurre significativamente la sofferenza degli animali negli allevamenti intensivi, dall’altro si inseriscono ancora in una logica in cui gli animali vengono considerati una risorsa da sfruttare, piuttosto che individui con un valore intrinseco. Seppur possa costituire un importante progresso nella riduzione della sofferenza animale—e ogni passo avanti in questa direzione è rilevante—non deve essere considerata il traguardo definitivo.
Non possiamo ignorare che la carne coltivata, rispetto all’allevamento industriale, abbia il potenziale di ridurre l’impatto ambientale, limitando il consumo di acqua e suolo e abbassando le emissioni. Si tratta di miglioramenti concreti e necessari. Tuttavia, il punto centrale è un altro:
Se la carne coltivata cambia il modo in cui la carne viene prodotta, non mette in discussione il motivo per cui continuiamo a consumarla.
Dobbiamo porci una domanda fondamentale: se possiamo soddisfare pienamente il nostro fabbisogno nutrizionale senza ricorrere agli animali—e la letteratura scientifica internazionale lo conferma—perché continuare a perpetuare un sistema che li include nell’equazione?
Oggi disponiamo già di un’ampia gamma di alternative 100% vegetali, prodotti a base di legumi e cereali, che ci garantiscono tutti i nutrienti necessari senza alcuna forma di sfruttamento animale. Queste soluzioni sono scalabili, sempre più accessibili e ampiamente accettate dai consumatori. A differenza della carne coltivata, interrompono definitivamente il ciclo di dipendenza dalla carne, invece di consolidarlo.
Possiamo considerare la carne coltivata come un ponte verso un sistema alimentare più etico. Possiamo riconoscere che possa rappresentare una fase di transizione, ma il traguardo deve essere un futuro in cui il consumo di carne non sia più ritenuto necessario.
Se continuiamo a normalizzare l’idea che la carne sia indispensabile, corriamo il rischio di ritardare il vero cambiamento di paradigma, quello in cui gli animali non siano più visti come materia prima, ma come esseri viventi con il diritto di esistere per sé stessi.
Possiamo vivere bene senza sfruttare gli animali?
La risposta è sì.
Noi di VEGANOK Società Benefit, AssoVegan e UNIVEGAN sosteniamo tutte le innovazioni capaci di ridurre la sofferenza e l’impatto ambientale. Tuttavia, nella nostra visione, il progresso autentico non si limita a migliorare le tecnologie di produzione esistenti, ma implica un ripensamento radicale delle nostre abitudini, per costruire un nuovo paradigma alimentare realmente sostenibile.
Prima di concludere, vorrei lasciarvi con una riflessione aperta.
Dare priorità alla carne coltivata potrebbe distogliere fondi, ricerca e interesse pubblico da soluzioni ben più trasformative, come le alternative vegetali e la fermentazione di precisione. Potremmo dunque trovarci di fronte a un rischio: rallentare il percorso verso un futuro realmente privo di prodotti di origine animale.
Investire nella carne coltivata a discapito dell’innovazione plant-based potrebbe, paradossalmente, ritardare la transizione verso un sistema alimentare davvero sostenibile?
Nei prossimi anni, governi e investitori privati dovranno prendere decisioni strategiche su dove destinare le risorse. Se i finanziamenti saranno canalizzati prevalentemente verso la carne coltivata, non rischiamo di rafforzare l’idea che il consumo di carne sia inevitabile, invece di favorire il superamento di questo modello?
Nella costruzione del futuro dell’alimentazione, queste sono le domande che dobbiamo affrontare con chiarezza e responsabilità.
Grazie per l’attenzione.
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