Gli impianti di lavorazione della carne di tutto il mondo stanno gestendo nuovi focolai di virus. Negli Stati Uniti ci sono stati quasi 5.000 casi e almeno 20 morti tra i lavoratori degli stabilimenti. gli ambienti di macellazione o sezionamento delle carni sono luoghi particolarmente insalubri a causa della presenza massiva di feci e sangue animale. In Canada confermati 949 casi, in Australia circa 70 casi in Germania sarebbero più di 600 i lavoratori dei macelli tedeschi a essere risultati positivi al test, in Irlanda oltre 560 lavoratori interessati in Spagna oltre 200 casi in un impianto vicino ad Aragona. Anche in Italia, dove l’industria della carne è sempre più concentrata, la situazione negli stabilimenti è da tenere sotto controllo: nella provincia di Bari per due settimane è stato chiusa una struttura dopo che 71 sono presenti risultati positivi al virus.
Wuhan la città, focolaio del coronavirus in Cina, vieta la caccia e il consumo di animali selvatici per un periodo di tempo di 5 anni in risposta al Covid-19. Wuhan diventerà un “santuario della fauna selvatica” in cui tutta la caccia agli animali selvatici è stata vietata. Sono però previste alcune eccezioni come “ricerca scientifica. Nel provvedimento si prevede anche una rafforzamento della supervisione e delle pratiche di ispezione. Sarà intensificato il controllo delle forze dell’ordine sulle violazioni della fauna selvatica nei mercati commerciali, negli hotel, nelle piattaforme di e-commerce, negli ambiti legati alla trasformazione dei prodotti alimentari.
Il lockdown ha portato a una sensibile riduzione dell’inquinamento da polveri sottili, ma ha purtroppo messo un freno alla lotta alla plastica. La paura del contagio spinge i consumatori a prediligere alimenti confezionati, gli acquisti on line in aumento hanno portato ad un aumentato inevitabilmente anche l’impiego di imballaggi, A questi vanno aggiunti poi gli imballaggi usa e getta utilizzati per i servizi di consegna cibo a domicilio anche guanti e mascherine, insieme a dispositivi medici di vario genere, contribuiscono a rendere il problema ambientale estremamente concreto e importante.
A causa della pandemia secondo i dati Istat, sono rimaste ferme 2,1 milioni di imprese che danno lavoro a 7,1 milioni di addetti (di cui 4,8 milioni dipendenti);
perdite economiche significative
settore dei servizi ricreativi -98%
settore automobilistico -97,8%
settore dell’arredamento per la casa -94%
alberghi, bar e ristoranti -92,6%
settore dell’abbigliamento -89%
Sono rimaste attive invece 2,3 milioni di imprese con circa 16 milioni di lavoratori che hanno potuto continuare la propria attività anche grazie allo smart working come giornalisti comunicatori, bancari e assicuratori, impiegati della pubblica amministrazione e insegnanti, ovviamente il personale sanitario, addetti alla logistica e ai trasporti tutti gli addetti all’agricoltura il 94%
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Solo con la partecipazione di tutti potremo fare la differenza per la salvaguardia del pianeta.
Alessandro Tulli
dice:Interessanti notizie che fanno riflettere sul momento che stiamo vivendo
Nicolina La Ciura
dice:Una bella illuminazione per l’intera umanità visto che tutti questi virus sono zoonosi no ehh???!!! La razza umana è destinata a estinguersi.
Betty Barbieri
dice:Tutte notizie molto interessanti 🙂
Gian Maria Cavalieri
dice:Edizione top, come sempre 😉