Una volta capito quali sono le istanze che muovono la scelta vegan e aver deciso di abbracciare questa filosofia di vita a tavola, è il momento di parlare di vestiti vegan (e non): posto che i vegani non indossano capi di lana, cuoio, seta e pelliccia, che cosa fare di quelli che riempiono il nostro armadio – magari da molto tempo?
Diventare vegani è un cambiamento che può richiedere pochissimi giorni o diversi mesi (e perfino anni), ma quello che è certo è che, una volta compiuto il “grande passo”, è facile ritrovarsi con oggetti, vestiti o accessori che abbiano comportato lo sfruttamento animale e che, quindi, siano incompatibili con il sentire vegan.
Partiamo col dire che non c’è una risposta giusta o una sbagliata, esiste solo il buon senso e la necessità di fare quello che è meglio per noi in un determinato momento della nostra vita. L’importante, dal nostro punto di vista, è stare bene con se stessi e con la propria visione etica del mondo.
Vegani e scarpe e abbigliamento non vegan: sì al loro uso (e consumo)
Una prima opzione, praticata da moltissimi vegani, prevede di continuare a utilizzare i vecchi capi di abbigliamento e accessori animali, fino alla loro completa usura: l’obiettivo è sostituirli gradualmente con nuovi capi animal-free. Moltissime persone veg vedono in questa scelta un duplice vantaggio: da un lato, un enorme risparmio economico; dall’altro, una riduzione del proprio impatto ambientale legato all’abbigliamento.
Non dimentichiamo, infatti, che l’industria della moda ha un impatto devastante sul nostro Pianeta e lo smaltimento di capi di abbigliamento, scarpe e accessori ancora perfettamente utilizzabili, grava sicuramente su questo aspetto.
Detto questo, non si tratta di un’opzione praticabile per tutti: molte persone, semplicemente, non vogliono continuare a utilzzare prodotti la cui produzione abbia comportato lo sfruttamento e la morte degli animali non umani. Che sia per una questione di coerenza con il proprio sentire, o per il desiderio di non farsi portavoce di una moda crudele, tante persone scelgono di buttare capi di origine animale. Una decisione legittima, tanto più se dettata da una condizione di malessere o disagio, che però potrebbe trovare una strada decisamente più sostenibile.
Regali ad amici e parenti
Se è vero che è legittimo non voler più indossare capi di abbigliamento non vegan, è altrettanto vero che il loro smaltimento può essere evitato decidendo di regalarli ad amici, parenti o conoscenti non vegan. Beninteso: questo non significa incoraggiarne l’uso e l’acquisto, ma piuttosto scegliere di rispettare la sofferenza degli animali che sono stati coinvolti nella loro produzione.
Allo stesso modo, decidendo di regalare questi capi a chi non è vegano, potrebbe essere utile cercare di sensibilizzare su queste tematiche: fare presente il motivo per cui si decide di non utilizzare più abbigliamento non vegan potrebbe incentivare l’acquisto di capi cruelty-free, o almeno accendere i riflettori sull’argomento.
Non è detto che funzioni, ma certamente il fatto di ricevere in dono vestiti, scarpe e accessori porterà le persone ad acquistare meno capi nuovi, di fatto sostenendo meno l’industria dell’abbigliamento non vegan.
Vendere e guadagnare
Una delle tendenze del momento in fatto di moda è il riciclo, e in particolare la vendita e/o l’acquisto di capi ormai dismessi. Esistono ormai numerose app e siti che permettono di donare una seconda vita ai propri capi, guadagnando al contempo piccole cifre da investire in altri acquisti.
Un’idea che si può abbracciare anche quando si decida di non indossare più vecchi abiti o accessori non vegan, che diversamente sarebbero destinati alla discarica o a rimanere chiusi nell’armadio per anni.
Qualsiasi sia la strada che si decida di percorrere, l’importante è fare quello che si può e, soprattutto, stare bene con se stessi. La scelta vegan è strettamente personale, ha modalità e tempistiche diverse per ognuno di noi ed è fondamentale non sentirsi giudicati (né giudicare). Ricordiamo che il fine ultimo è la salvaguardia degli animali non umani: le modalità per arrivare a questo traguardo sono diverse, ed è giusto che sia così.
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