Non solo cooking show e conferenze sulla salute: il VeganFest è anche e soprattutto informazione e denuncia su temi estremamente importanti: la violenza sugli animali, la sua “normalizzazione” in luoghi del dolore come gli allevamenti intensivi e i pescherecci che fanno pesca illegale, e come questa normalizzazione della violenza tra esseri umani. Tutto questo è evidenziato dalle due conferenze di oggi, presentate da Alessandra Di Lenge, del gruppo di inchiesta Le Iene Vegane.
Nella prima conferenza abbiamo ascoltato le parole di Simone Montuschi di Essere Animali e Andrea Morello di Sea Shepherd, che hanno evidenziato il ruolo cruciale delle video inchieste.
Parla Simone Montuschi di Essere Animali:«Il potere delle video inchieste è enorme. Io stesso ho deciso di diventare vegan e di fare qualcosa attivamente proprio dopo aver visto un video sugli allevamenti intensivi. Mi ricordo le parole del commentatore, che annunciava “Adesso le immagini saranno scioccanti, ma si tratta di una violenza inspiegabile a parole”. Le indagini video sono uno strumento efficace anche nel lungo periodo. Negli ultimi 15 anni, ad esempio, il consumo di agnello è calato moltissimo, anche grazie ai numerosi video e alle campagne realizzate. Ricordo anche un’indagine sulla tratta dei cavalli in Polonia, e i numeri dei consumi di cavallo che sono calati moltissimo possono essere messi in relazione con essa.»
Sea Shepherd fa attività diretta per difendere i mari e la loro fauna.«Definiamo il nostro metodo una “aggressività non violenta”» racconta Andrea Morello «Abbiamo effettuato azioni di speronaggio e sabotaggio di navi di bracconieri e siamo stati speronati ed attaccati a nostra volta. Se non avessimo avuto le telecamere non avremmo potuto raccontare al mondo ciò che sta succedendo, la pesca non regolamentata. Collaboriamo, quando riusciamo, con le guardie costiere, che fortunatamente hanno cominciato a recepire il nostro messaggio e ad affiancarci nella lotta alla pesca illegale di cetacei ed altre specie protette. Abbiamo anche delle attività a terra: abbiamo mandato in diretta streaming l’uccisione dei delfini. Nelle isole Faroe è in atto una delle mattanze più incredibili di mammiferi marini, che vengono chiusi nei fiordi e uccisi con dei rostri, poi issati a terra. Il documentario che ne è scaturito ha creato un’opinione pubblica molto contraria che è sfociata in una legge. Un buon risultato: se viene avvistata un’attività del genere adesso nelle isole Faroe si devono immediatamente allertare le forze dell’ordine. L’esperienza del Giappone ci ha insegnato che la nostra “aggressività non violenta” deve essere sempre calibrati. Nel 2014 infatti il governo giapponese ha fatto arrestare Watson, il capo dell’organizzazione. Abbiamo capito che dobbiamo moltiplicarci, non essere un’organizzazione, ma un vero movimento globale.»
Continua poi Simone Montuschi «La gente ha la tendenza di dire “ma questo succede all’estero, non in Italia”, quando riescono a vedere che tutto questo accade non lontano da qui, ma in Italia a pochi chilometri da chi guarda. Per questo è così importante circostanziare le crudeltà che avvengono nei filmati, riprendendo i luoghi. Pochi mesi fa, quando abbiamo portato un giornalista del Daily Mail in un allevamento di maiali per prosciutto di Parma, ed è uscito un articolo molto importante in Inghilterra, le persone sono rimaste esterefatte: nell’immaginario italiano i prodotti di “eccellenza” italiana sono fatti senza sofferenza: il problema è l’allevamento intensivo in generale. Siamo stati denunciati dal consorzio del Prosciutto di Parma per diffamazione (per la parola “crudele”): ormai però avevamo fatto scalpore e non si poteva più chiudere un occhio: anche la forestale è intervenuta ed ha sequestrato gli animali, che erano in condizioni terrificanti. Abbiamo fatto una campagna nell’area marina di Siracusa, si è creato un’opinione contro quel tipo di pescato illegale, e si sono creati nuovi nuclei di volontari.»
Continua l’attivista di Sea Shepherd «C’è sempre più interesse per l’indagine attraverso filmati, anche nella loro spettacolarizzazione. È stato fatto un format televisivo “Guerra alle baleniere” (Whale Wars, poi Ocean warrior) su Animal Planet, un reality nato nel 2008-2009, in cui utilizzavano filmati di quegli anni e giravano con noi a bordo: diffusero immagini forti e portarono il problema delle baleniere nelle case di molte persone, facendo vedere chi erano gli attivisti, non sono persone “diverse” ci sono medici, librai, ingegneri, cantanti hardcore ci sono tante tante persone che vengono formate e poi possono addirittura farne una professione. Abbiamo avuto una grande accoglienza da parte di persone che erano al di fuori del movimento.»
L’attività di Essere Animali si sviluppa anche attraverso la piattaforma “Action center” con delle azioni da fare in difesa degli animali, spesso di protesta contro le GDO, che è stata utilissima nelle due campagne “Visoni liberi ” (che ha evitato l’apertura di nuovi allevamenti di visoni e ne ha fatto chiudere uno abusivo). La campagna “Via degli scaffali” per convincere la grande distribuzione a eliminare il Foix Gras è stata recepita da oltre 10.000 supermercati italiani. L’associazione fa un lavoro di sensibilizzazione verso le persone e anche le aziende. I dati Eurispes fotografano una popolazione quasi totalmente favorevole all’eliminazione degli allevamenti da pelliccia, e sarebbe anche ora, dato che siamo il fanalino di coda dell’Europa in questo campo. Nei prossimi giorni uscirà un video con immagini molto scioccanti, non posso svelare oltre, ci sarà collegata a questa indagine un’azione da intraprendere.
Qual’è lo scenario più crudele a cui hai dovuto assistere?
Risponde Simone Montuschi di Essere Animali«Ho in mente l’immagine di una scrofa che schiaccia il suo maialino in diretta: il numero di maialini morti, nonostante siano tenute in queste gabbie di contenzione, è altissimo. Il problema è che questi animali sono completamente immobilizzati, e negli allevamenti le scrofe pesano anche 250 kg e un maialino pesa 1-2 kg. La vita di una scrofa negli allevamenti intensivi è praticamente in una gabbia che non lascia nessun tipo di movimento, possono stare o in un fianco o distesi. Questa è la normalità, purtroppo, gli allevatori sanno che ci sono molti maialini che muoiono schiacciati dalle madri perchè impossibilitate a girarsi, e le ritengono morti “necessarie”. Anche la scienza ci dice che questi animali soffrono molto: fanno movimenti stereotipati, perchè anche se è in gabbia la scrofa vuole fare il nido (è uguale ai cinghiali e suini selvatici) cerca di accudirli anche se non ha modo di muoversi. In natura non schiaccerebbe i piccoli, il movimento circolare fa spostare i piccoli.»
Risponde invece Andrea Morello di Sea Shepherd:«Le esperienze di morte in mare sono enormi: si deve solo pensare che il pescato globale è intorno ai 100 milioni di morti l’anno, una strage incredibile. Non abbiamo nè i numeri per parlarne nè le immagini. Solo in Italia il famosissimo “tonno pinne gialle” è famoso per rendere il mare rosso sangue per chilometri e chilometri a causa delle uccisioni nelle tonnare. Nei delfinari invece i delfini sono schiavi del nostro divertimento, come gli schiavi e i gladiatori nell’antica Roma.»
Passiamo a un tema altrettanto importante, e strettamente collegato alla violenza anestetizzata in cui viviamo: la correlazione tra la violenza verso gli animali e la criminalità. Ne parliamo con Piera Rosati, presidente della Lega Nazionale per la Difesa del Cane e Francesca Sorcinelli, presidente dell’associazione LINK Italia (APS).
«Assistiamo tutti i giorni a un bollettino di guerra che ogni si fa più pesante. Si parla di animali impiccati, trascinati con una macchina, sgozzati, torturati. Si parla di cani, gatti, animali selvatici, ma anche conigli, suini e i cosiddetti “animali da reddito”. Le persone che considerano accettabile questa violenza nascondono problemi nella personalità. Come scrisse Lev Tolstoj “Se i mattatoi avessero le pareti di vetro, tutti saremmo vegetariani”.» racconta Piera Rosati della Lega Nazionale per la Difesa del Cane.«Spesso ci sono magistrati che non conoscono le leggi a tutela degli animali. In tanti anni di attivismo non ho mai assistito a pene vere e proprie, se non in rarissimi casi, per il maltrattamento degli animali. Molti riescono a evadere la pena, come è solito nel nostro sistema penale. Addirittura per considerare maltrattamento un animale, si dovrebbe essere riprenderlo con un video per ben 8 ore legato fuori al sole. »
Francesca Sorcinelli presenta l’attività di LINK: nel 2009 LINK Italia ha deciso di portare avanti un progetto di ricerca sulla correlazione tra crimini violenti e violenza nei confronti degli animali. La letteratura specialistica internazionale è molto ampia, quella italiana è arrivata solo adesso. LINK ha fatto una grande raccolta dati in numerosissime istituzioni carcerarie e penali.
Maltrattamento e uccisione di animali da parte di adolescenti sono da considerare sintomi di pericolosità sociale e sintomo di situazione familiare patologica, soprattutto nei minori. Probabilmente si tratta di violenze psicologiche, fisiche, abusi sessuali o maltrattamenti.
L’animale randagio viene percepito come “terra di nessuno“, e si vede un numero sempre maggiore di crimini contro i randagi, che si vedono sempre più come preda per quelle che non sono “bravate di ragazzini” ma sintomi di disagio sociale e familiare, e se non aiutati, possibilità di delinquere in un futuro. La collaborazione tra Lega Difesa del Cane e Link ha come progetto la prevenzione del disagio sociale e della criminalità minorile. I minori esposti a violenza nei confronti degli animali e degli umani da piccoli, avranno una maggiore possibilità di diventare a loro volta violenti nei confronti di animali e umani.
Molti abusatori usano la violenza come dimostrazione di forza nei confronti degli abusati, donne e bambini. Nel 65% dei casi le donne non se ne vanno di casa da un partner abusante per non lasciare l’animale domestico in mano all’abusatore. Abusatore che, spesso si rifà in modo violento anche fatale su di esso. Lo studio di LINK ha evidenziato anche come se una persona che ha un profilo sadico- predatorio non debba avere un percorso di recupero attraverso il volontariato in canili o rifugi, situazioni che sono avvenute, non poche volte in Italia. Molto spesso le persone con personalità sadica e predatoria rischiano di non essere realmente riabilitati, ma al momento dell’uscita dal carcere, effettuerà di nuovo lo stesso crimine, addirittura con forza maggiore. Spesso chi commette crimini di questo genere chiede la messa alla prova in un gattile o un canile. Questo però, se il percorso di rieducazione non viene realmente interiorizzato potrebbe portare a creare una “maschera” che dura giusto il tempo necessario per la scarcerazione, e porta alla reiterazione del crimine. Per questo questi comportamenti devono essere studiati, individuati, e si deve realmente far comprendere il danno ai chi l’ha compiuto.
Come vi ponete rispetto alla diffusione di filmati su violenze su animali su social?
“Ci sono purtroppo una serie di personalità borderline, queste risposte possono solo rafforzare un istinto aggressivo già insito. Per questo credo che non sia giusto diffondere senza alcun filtro queste immagini: di sicuro uno studio del tema, a livello multidisciplinare, può rendere più funzionale l’utilizzo di queste fonti a livello criminologico.” risponde la presidente di LINK Italia.
Abbiamo cominciato ad avere protocolli di intesa con lo Stato e a collaborare con il comando di polizia municipale di Sassuolo, e di altri comuni in provincia di Modena. Ci sono tanti casi interdisciplinari di abusi su donne o minori in cui si scopre che ci sono maltrattamenti sugli animali o viceversa: in questi protocolli psicologi, assistenti sociali, criminologi, forze dell’ordine, veterinari e operatori LINK si affiancano per risolvere il caso. Le associazioni hanno le guardie zoofile, che però hanno grossi limiti nel loro interventi, che possono essere fatti solo dalle forze dell’ordine.
Queste due conferenze nella loro complessità ci parlano di un tema molto semplice: accettare la violenza nella nostra vita, renderla “normale” a partire dal nostro piatto per finire nei nostri armadi, è un problema per tutti. Stiamo diventando sempre meno “umani” (intendendo per umano la qualità di compassione e empatia verso i nostri simili e verso altre specie), e la perdita di empatia e di compassione sta distruggendo il nostro tessuto sociale.
Sempre di più c’è bisogno di rompere il muro del silenzio e de-normalizzare la violenza sugli animali, perchè la società tutta ne gioverà. È un nostro dovere morale rompere il muro della “banalità del male, anche da oggi.
Qui al VeganFest!
Per vedere per intero le due conferenze segui questo link:
1. “Video Inchieste: l’importanza delle immagini girate da volontari attivisti per documentare gli orrori che si celano dietro lo sfruttamento animale.”
2. “Violenza su animali e violenza su esseri umani: qual é la correlazione?”
La XII edizione del VeganFest ti aspetta a Bologna dal 7 al 10 settembre 2018 nell’ambito di Sana!
TI ASPETTIAMO!
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Solo con la partecipazione di tutti potremo fare la differenza per la salvaguardia del pianeta.
FedericaMEG
dice:Davvero interessantissimi questi due momenti , difficilmente si assiste a confronti e relazioni in ambito animalista e di diritti animali di questa caratura , addirittura con l’ausilio della Link . Ancora più valore più con la conduzione di Alessandra Di Lenge .
Davvero due ottimo momenti.
Grazie