Oggi, come ogni 22 aprile dal 1970, si celebra la Giornata Mondiale della Terra: un’occasione per puntare i riflettori sulla questione ambientale e sulla salvaguardia del nostro Pianeta, giunta quest’anno alla sua cinquantesima edizione. Anche se l’attenzione in questo periodo è giustamente rivolta all’emergenza Coronavirus e iniziative come queste tendono a passare in secondo piano, non possiamo dimenticare la nostra impronta sul pianeta e soprattutto non possiamo ignorare quanto questa abbia a che fare con la nostra alimentazione. Sì, perché ormai è chiaro quanto mangiare carne e derivati animali non si possa più considerare una scelta personale, perché ha a che fare in maniera incontrovertibile con il riscaldamento globale e con la distruzione del nostro Pianeta: gli allevamenti intensivi sono nemici da combattere non solo per una questione etica, ma anche quando si parla di lotta ai cambiamenti climatici.
I dati Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) diffusi lo scorso anno – e relativi al 2016 – parlano chiaro: analizzando l’inquinamento da Pm 2,5 (particolato fine) e Pm10 (particolato secondario) è emerso che nel nostro Paese gli allevamenti intensivi sono, insieme al riscaldamento delle abitazioni e a uso commerciale, la causa di ben il 50% dell’inquinamento totale da Pm10 di un anno, ancora prima di auto e moto. Dati che riguardano l’Italia, ma che naturalmente sono applicabili – seppure con le dovute diversificazioni – a tutto il mondo industrializzato e che rendono l’idea del problema ambientale legato alle emissioni degli allevamenti e all’effetto che queste hanno sulle alterazioni climatiche.
È tempo di agire, dunque: un cambiamento delle abitudini alimentari a livello globale è l’unica soluzione possibile, e questo deve avvenire nel più breve tempo possibile. Diminuire o, ancora meglio, eliminare del tutto il consumo di carne è l’unica strada per salvare il Pianeta che ci ospita, insieme a tutti i suoi abitanti. Ricordiamolo oggi, nella Giornata Mondiale della Terra, ma facciamo nostra questa consapevolezza tutti i giorni e agiamo per l’ambiente attraverso quello che scegliamo di portare in tavola, dando un segnale forte all’economia globale rispetto a quella che dovrà essere la direzione dei consumi nei prossimi anni.
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