Le autorità di Wuhan, una città di 11 milioni di abitanti nella provincia di Hubei e l’epicentro della pandemia di coronavirus, hanno ufficialmente vietato il consumo di tutti gli animali selvatici per un periodo di tempo di 5 anni.
Provvedimento ufficiale: Proibizione del consumo di animali selvatici e protezione della fauna selvatica
L’amministrazione locale nella città cinese ha dichiarato che, insieme al divieto di consumo, Wuhan diventerà un “santuario della fauna selvatica” in cui tutta la caccia agli animali selvatici è stata vietata. Sono però previste alcune eccezioni: “ricerca scientifica, regolamentazione della popolazione, monitoraggio dell’epidemia malattie e altre circostanze speciali” saranno ammesse.
Nel provvedimento si prevede anche una rafforzamento della supervisione e delle pratiche di ispezione. Sarà intensificato il controllo delle forze dell’ordine sulle violazioni della fauna selvatica nei mercati commerciali, negli hotel di catering, nelle piattaforme di e-commerce, negli ambiti legati alla trasformazione dei prodotti alimentari.
La città al centro della crisi del coronavirus ha vietato il consumo di animali selvatici e ha offerto agli agricoltori incentivi per dismettere l’allevamento di animali esotici. Entrambi i provvedimenti provengono da una crescente pressione internazionale volta richiedere una regolamentazione, un divieto del commercio illegale di animali selvatici, da più parti considerato il vero focolaio da cui ha avuto inizio la pandemia che ha ucciso oltre 320.000 persone. Molte sono le realtà che hanno attivato campagne per mettere al bando gli wet market. L’amministrazione locale a Wuhan ha annunciato un piano di incentivi per favorire una transizione a coloro i cui mezzi di sussistenza dipendono dall’allevamento di specie selvatiche per il consumo alimentare. Come riporta il quotidiano Independent, il piano prevederebbe, per gli allevatori nelle province di Hunan e Jiangxi, l’opportunità di riconversione per il passaggio alla coltivazione di frutta, verdura, piante da tè o erbe per la medicina tradizionale cinese.
Il Dott. Peter Li, specialista in politica cinese della Humane Society International, ha dichiarato: “Il divieto di Wuhan al consumo di fauna selvatica rappresenta una presa di coscienza che il rischio per la salute pubblica legato a malattie zoonotiche diffuse attraverso il commercio di specie selvatiche, è una questione da prendere molto seriamente se si vuole evitare un’altra pandemia. Tra cinque anni non vi sarà tuttavia un rischio meno grave di malattia quindi qualsiasi cosa che non sia un divieto permanente e globale rappresenta ancora una fonte di rischio. Wuhan diventa la quarta città della Cina continentale ad aver preso questa direzione ma ora abbiamo bisogno dell’azione di città e paesi in tutto il mondo per fare un passo avanti e chiudere il pericoloso commercio di animali selvatici. “
Questa notizia è rilevante nel contesto di cambiamento legato alle consuetudini alimentari cinesi e in relazione alle filiere della carne. Questo provvedimento infatti arriva a poche settimane dalla news di Shenzhen, la prima città cinese a vietare attraverso un disegno di legge, la vendita e il consumo della carne di cane e gatto. Il Ministero cinese dell’Agricoltura e degli Affari rurali ha escluso per la prima volta cani e gatti dall’elenco delle specie animali considerate commestibili a livello nazionale.
Approfondisci il tema qui:
La Cina verso l’abolizione del consumo di cani e gatti: il commento della dottoressa Paola Cane
Wet market e responsabilità sulle questioni di salute pubblica: cosa sappiamo?
Le principali epidemie che hanno colpito l’uomo (Ebola, Sars, Mers, influenza aviaria o suina) sono di origine animale: sono delle zoonosi. Il 75% delle malattie umane fino ad oggi conosciute deriva da animali; in particolare il 60% delle malattie emergenti viene trasmesso da animali selvatici. La loro diffusione viene facilitata da due fattori in particolare: da una parte, la riduzione delle barriere naturali (come le foreste) che per secoli hanno arginato i danni potenziali legati ad ipotetici contagi. La deforestazione finalizzata alla creazione di spazi per l’allevamento, alla produzione di legname o all’avanzata delle aree urbane in spazi naturali è una delle cause principali del contatto tra virus legati ad animali selvatici e uomo.
Come se non bastasse l’essere umano ha contribuito ad aggravare la situazione attraverso l’attività di cattura di specie animali selvatiche per farne cibo o per la realizzazione di prodotti. All’origine del probabile contagio iniziale di Covid-19 c’è una pratica, la vendita di fauna selvatica, che dovrebbe essere vietata su scala mondiale per motivi etici e di salute pubblica. Da più parti di sostiene che l’origine del Covid-19 sia da ricercare nel mercato di animali vivi di Wuhan, uno dei molti«wet market» asiatici in cui la fauna selvatica viene esposta viva e poi macellata direttamente sul posto. In questo modo si genera uno spargimento di sangue che favorisce la trasmissione del virus da specie a specie.
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